L’assenza.
Il vuoto. Questi due termini che a mio avviso possono caratterizzare
il lavoro video e fotografico di Salvatore Insana. Sin dai suoi
primordi, sin dalla sua laurea che, non a caso, aveva come oggetto
d’analisi proprio il vuoto.
Salvatore
mi scrive: “Mi sono fermato a contemplare queste onde che quasi
arrivavano sulla strada, ad Amantea. Poi ho letto che lì in pochi
anni, dopo la costruzione di un porto turistico, la spiaggia quasi
non c'è più e quando il mare è agitato l'acqua arriva sulla
statale. L'acqua poi continua ad attrarmi instancabilmente.”
L’idea,
dunque, nasce da una sparizione, una scomparsa che a un primo livello
può facilmente simboleggiare l’affascinante rapporto uomo-natura,
cultura e tecnica. Un discorso sulla “spropiazione” e la
riappropriazione. Un discorso sul mare, uno dei simboli primari
dell’uomo sin dalle sue origini, che reagisce a una condizione
imposta dall’uomo: un mare che sovrasta e ritorna. Non si può
cancellare il mare, proprio come il rimosso, alla fine ritorna sempre
e spesso più forte di prima.
Ma
Salvatore, nella frase sopracitata, aggiunge un elemento di estremo
interesse, un elemento qualitativo, che non si riduce alla semplice
descrizione: “l’acqua, il mare, mi attrae”. L’attrazione, in
questo senso, è una forma di trascinamento che coglie la totalità
dei nostri sensi, li avvolge, li trascina e li determina e
trascinandoli li annulla. In fisica l’attrazione è, infatti, una
forza che tende ad avvicinare un corpo a un altro, come ad esempio la
forza di gravità, la stessa forza che porta la mia penna qui accanto
a rapportarsi con la mia scrivania.
E
proprio questa attrazione Salvatore ce la ridà nel video e nelle
fotografie attraverso un appassionante gioco di sottrazioni. La
potenza del mare, la stessa potenza che si è riappropriata di uno
spazio toltogli, è qui restituita attraverso una inquadratura fissa
nella quale la forza delle immagini continue del mare in tempesta, il
suono ripetuto delle onde, il blu sgranato dell’inquadratura,
creano uno stato di annullamento che supera le nostre capacità
razionali permettendoci solamente di guardare attraverso una
“ammirazione attrattiva”: ammirazione verso uno spazio
immaginario che mai riusciremo a cogliere nella sua totalità.
L’introduzione di un “personaggio”, una roccia sovrastata dalle
onde, rafforza questo stato di annullamento. Non possiamo che
lasciarci attrarre, trascinare da questo ritorno del mare, dal suo
sovrastare qualsiasi sforzo umano.
Tale
annullamento emerge anche da un sapiente utilizzo della tecnica
cinematografica e fotografica. L’artista non ha utilizzato alcun
tipo di effetto in postproduzione, tutti gli effetti che noi vediamo
sono stati realizzati “in macchina”, nella performance dell’atto
stesso del filmare, grazie all’ausilio di un obiettivo particolare
che crea quell’effetto granuloso tipico delle immagini analogiche.
Questo
atteggiamento di annullamento ha alla base, a nostro avviso, una
precisa posizione etica. Come si può imporre un effetto di
postproduzione, di modifica, di imposizione manuale, alla forza
attrattiva naturale per eccellenza, e cioè il mare? L’unico modo
per riuscire a ridare quella sensazione di attrazione e annullamento
che si ha nel momento in cui entriamo corporalmente in rapporto con
esso è proprio un altro atteggiamento di annullamento: annullarsi
dietro la macchina da presa, fare in modo che l’occhio meccanico, e
oggi elettronico, della videocamera disveli tutta la potenza di ciò
che gli sta di fronte. Non ci può essere nulla di umano, qualsiasi
tentativo di montaggio, di effetto in postproduzione, romperebbe
quell’armonia creata dalla contemplazione di qualcosa che ci
sovrasta.
Il
mare vive in queste fotografie e in questo video come spazio
immaginario, come alterità mai riducibile al pensiero, alla nostra
razionalità. E’ un senso di mancanza, siamo manchevoli di fronte a
qualcosa di più grande, è la filosofia dell’assoluto che ha
caratterizzato il pensiero umano per tanti anni. Ed è l’invito di
Salvatore: come lui, annulliamoci e ammiriamo queste immagini,
perdiamoci all’interno di esse, tocchiamo per un momento lo
spiazzamento sensoriale che solo le migliori opere od operazioni
artistiche ci possono ancora dare.
Valentino Catricalà
(estratto dal catalogo di Notice of Storm, presso 16Civico Gallery, Pescara, settembre 2016)